Sacra Famiglia
olio su tela, 91×110.5 cm
Museo Civico di Santa Caterina, Treviso
Il dipinto, di cui si ignora la provenienza, rappresenta un’opera giovanile di Paris Bordone databile agli anni venti del XVI secolo in cui appare prevalente una vicinanza allo stile di Palma il Vecchio, come evidenziano anche le prime attribuzioni del dipinto, in favore del pittore bergamasco, a partire da quella Ambrogio Rigamonti (1776).
L’evoluzione stilistica successiva non conoscerà, per altro, un grande sviluppo, attestandosi su caratteristiche formali sempre abbastanza riconoscibili. Nel bagaglio della cultura artisitca di questo autore, ai suoi inizi, dovette far parte anche l’opera pittorica di Domenico Capriolo, pur mostrando una sensibilità affatto diversa che lo rendeva più adatto alla produzione profana e a composizioni più articolate, sviluppate attraverso l’elemento architettonico. In questo dipinto infatti si nota un’impostazione luminosa abbastanza simile a quella di Capriolo, costruita su toni cromatici prevalentemente freddi e presentando accensioni luminose che tendono a far emergere le figure dallo sfondo. Anche il trattamento di quest’ultimo elemento sembra vicino a quello di Capriolo, nella comune declinazione, da parte di entrambi gli artisti, dell’arcadico paesaggismo giorgionesco con soluzioni stilistiche vicine a Palma il Vecchio.
Di questo dipinto si conosceva una versione analoga per soggetto e dimensioni che si trovava nella collezione Scarpa di Motta di Livenza con un’attribuzione a Romanino. Un’altra versione parziale con la sola figura della Vergine con il Bambino, è passata recentemente sul mercato antiquario con un’attribuzione all’artista trevigiano non pienamente autografa e che verosimilmente ne costituisce una replica di poco più tarda.
Un contatto ravvicinato tra l’opera dei due artisti potrebbe essere avvenuto in occasione della realizzazione del dipinto raffigurante una figura femminile nuda distesa entro un paesaggio naturale, evidente derivazione dal prototipo giorgionesco, per la quale Mauro Lucco ha ipotizzato una realizzazione a quattro mani tra i due artisti, con Capriolo a cui spetterebbe il paesaggio e Bordone che avrebbe realizzato la figura umana. Al di là di questa ipotesi suggestiva, che resta tuttavia tale in attesa di altre conferme, si può notare una vicinanza tra i due artisti nell’ultima fase della produzione pittorica di Domenico Capriolo, segnatamente nel motivo del panneggio frastagliato di fitte pieghe della veste della levatrice incredula nel dipinto datato 1524, presente nel medesimo museo.