Lorenzo Lotto (Venezia 1480 circa – Loreto 1556)

Ritratto di monaco (Marcantonio Luciani)

Olio su tela, cm 76×68

Il dipinto è pervenuto al Museo nel 1891 tramite il legato Sernagiotto – Cerato e presenta la firma e la data dell’autore sotto il piano d’appoggio del tavolo “LAURENTIUS LOTUS 1526”. Il dipinto è una delle prime opere realizzate da Lotto durante il suo soggiorno veneziano di ritorno dalle Marche. La persona effigiata è il guardiano del convento domenicano dei Santi Giovanni e Paolo di Venezia presso il quale il pittore era ospitato. Il ritratto presenta la consueta penetrazione psicologica con cui Lotto sa rendere le figure effigiate, non solo attraverso un’attenta descrizione dei tratti fisionomici ma anche attraverso la postura, i gesti delle mani e gli oggetti qui presenti a definire lo status della persona raffigurata. In questo caso sul tavolo sono descritte con grande attenzione una serie di oggetti, chiavi, monete, candelette, mentre il monaco è intento a compilare dei fogli di un libro mastro. La luce percorre tutte le superfici con straordinaria efficacia rendendone la diversa consistenza tattile, dai vari tessuti all’incarnato del volto e delle mani fino ai differenti materiali di cui sono costituiti gli oggetti sparsi sul tavolo. Sul piano compositivo Lotto costruisce una diagonale che “guida” lo sguardo dello spettatore dal volto della figura che ci scruta fino alla mano sinistra appoggiata sui fogli del libro mastro che mostra una leggera tensione, come fosse pronta a muoversi all’istante. In questo modo abbiamo la sensazione di cogliere il monaco in un momento del suo lavoro, aumentando il grado di “confidenza” sta spettatore e figura ritratta. Tutto ciò costituisce un importante cambiamento rispetto alla tipologia ritrattistica utilizzata dall’artista negli anni della sua formazione trevigiana, nella quale il taglio compositivo più ristretto e la maggiore fissità della posa erano legati a modelli ritrattistici più tradizionali. Proprio nel periodo del suo ritorno a Venezia Lotto realizzerà alcuni dei migliori esempi di questa nuova tipologia ritrattistica che rappresenta l’effigiato colto in una “situazione” che contribuisce a rivelarne meglio la natura umana.

Questa capacità di narrare anche attraverso gli oggetti e i particolari apparentemente secondari è una catateristica presente in molta parte dell’opera di Lotto, non solamente nella sua produzione ritrattistica e su questo terreno Domenico Capriolo mostra un’affinità con il grande artista veneziano, come dimostra ad esempio il dipinto della Natività, con l’episodio dell’incredulità della levatrice, presente nello stesso museo. Nell’ultimo ritratto di Domenico Capriolo conservato a Barnard Castle (Durham), Bowes Museum, sembra osservabile un tentativo di aggiornamento sulla nuova tipologia ritrattistica di Lorenzo Lotto, attraverso un taglio compositivo più ampio una maggiore attenzione alla gestualità.