Francesco Vecellio
olio su tavola
Pieve di Cadore (BL), chiesa arcidiaconale di Santa Maria Nascente
La pala venne realizzata per la cappella della famiglia Genova dell’antica chiesa arcidiaconale di Pieve di Cadore e la sua datazione, incerta, si colloca circa tra il il 1519 e il 1527.
Il dipinto, recentemente restaurato nel 2016, rappresenta una delle migliori opere di Francesco Vecellio delle numerose Sacre conversazioni che vedono come protagonisti, accanto alla Vergine con il Bambino, i santi Rocco e Sebastiano, invocati quali protettori contro la peste, misterioso e terribile morbo che flagellò per secoli l’Europa e che spesso aveva a Venezia uno dei principali luogi di diffusione a causa degli intensi scambi commerciali della Serenissima con l’Oriente.
Infatti, diversamente da altre pale di medesimo soggetto, le figure sono ambientate entro una cornice naturalistica, superando le più arcaiche ambientazioni scandite da elementi architettonici, oggi purtroppo scarsamente leggibile a causa del sofferto stato conservativo dell’opera. Altro elemento inedito di Francesco è la capacità di far dialogare con efficaia le figure, in questo caso quella di San Rocco e del Bambino, che compie una torsione del corpo per sollevare lo sguardo verso il santo che a sua volta, seguendo l’iconografia tradizionale, indica il segno della peste visibile all’interno della coscia scoperta. In quest’opera l’artista sembra in parte aver saputo cogliere alcuni degli elementi più nuovi dell’opera del fratello, come sembra confrontando quest’opera con il giovanile dipinto di Tiziano raffigurante la Madonna con il Bambino e i santi Francesco e Rocco del Museo del Prado di Madrid, segnatamente per la figura di quest’ultimo.
In quella di san Sebastiano, invece, Francesco nel tentativo di rompere la staticitià che spesso aveva contraddistinto l’iconografia del protomartire sirifaà probabilmente a modelli quali quello attribuito a Bartolomeo Montagna (o Jacometto Veneziano) dell’Accademia Carrara di Bergamo, per la posizione del braccio sollevato sopra la testa, e a quello di Carlo Crivelli del Museo Poldi Pezzoli di Milano per la posizione delle gambe incrociate. L’esito tuttavia appare un po’ forzato, ma nel complesso tale pala rappresenta uno degli esiti più felici della sua produzione.